Vita e apprensione

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Ora basta vivere con apprensione, con quella paura della morte che si sa che comunque arriverà, ma che non mi va di come potrebbe arrivare.

Siamo progettati per sopravvivere, abbiamo un istinto che va oltre la nostra ragione, spesso molto limitata, ma poi non serve credere a chissà quale paradiso quando la morte, in fondo, altro non è che la pace totale, oltre ogni demone che ti vuole schiacciare.

E quindi devo bramare la morte come fonte di pace, della mia pace, come chi, senza più coraggio, in realtà ne trova abbastanza per farla finita in un ultimo sussulto di orgoglio o di paura?

Non sarò nè il primo nè l’ultimo a farmi questa domanda, ma non sarà la paura del futuro a prendermi per mano verso le mie conclusioni, come non sarà la rabbia per ciò che non mi piace che prenderà il sopravvento quando dovrò decidere.

Farò in modo che vi siano giorni in cui sarò completamente sereno, giorni in cui qualsiasi accadimento non possano turbarmi mai, e saranno il giorni di ieri ed il giorno di domani. Oggi lo vivrò sempre con la massima padronanza possibile, con la consapevolezza che proprio invulnerabile non sono, ma anche senza pensare che gli altri possano essere super demoni cattivi, accreditati di una intelligenza e di una emotività in realtà riservati alle anime come me.

Non è arroganza, non mi interessa fare sfoggio di talenti, ma l’unico modo per difendersi dalla paura del domani è cercare di capire l’oggi, sempre vigili e attenti che le fantasie che farò volare non mi spaventino più di quello che già sa fare la realtà.

E se pensassi ad un mio probabile insuccesso, avrei già perso prima di cominciare, prima ancora di aver visto le forze in campo, perché ciò di cui la mia mente ha paura potrà facilmente diventare pericolosa e sanguinaria.

No, non ho paura, non v’è ieri e non v’è domani, ed oggi sono qui a pensare ciò che vorrò essere capace di costruire fino ad un attimo prima di tornare dove sono nato e rivedere quelle anime che hanno contribuito a rendere incredibile questo viaggio.

E allora il passato diventa un fascio infinito di storie che corrono parallele per un po’ e si intrecciano ogni tanto, la banalità di tanti gesti, finanché il ristoro ad occhi chiusi sotto un albero ombroso, diventa storia affascinante, fondamenta di una vita che ha preso oltre mezzo secolo e che, in fondo, avrà ancora senso se sarò capace di rendere qualcosa che mi è stato regalato.

No, non gioco a mettere un giorno dietro l’altro pensando di essere veramente io l’artefice di tutto questo, ho imparato da tanti animali fieri a capire quando sia finita, senza che nessuno stregone azzardi diagnosi, e così affronto questo secondo mezzo secolo, ormai avviato da oltre un lustro, con grande curiosità, pronto ad ogni sfida incredibile, disposto a qualsiasi sacrificio, desideroso, un giorno, di lasciare in eredità un mondo migliore.

Ci riuscirò?

Di sicuro ci proverò, accettando di vivere di poco e apprezzando i momenti in cui avrò molto, per non dover rimpiangere nulla nei giorni in cui, come oggi, vi sono tanti pensieri.

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