Puoi vederli anche al telefono i suoi occhi bassi, puoi sentirla in silenzioso la sua paura, e il suo respiro che solletica l’orecchio lontanissimo e che si arresta ogni volta che in lei nasce la speranza di ascoltare le giuste parole.
Ed è così che immagina i suoi desideri, li accarezza nel profondo di sé stessa, e decide di partire per il viaggio, quello che da tanto tempo era nata per fare.
Superate le vergogne che solo chi non conosci riesce a sfumare, trovate le parole per capire che ciò che fa paura è solo quell’io che ha deciso di nascondere alla vista degli altri e che la vita rinfaccia tramite gli altri, scende in metropolitana in quella fermata che una volta l’ha fatta ridere, ed ora rappresenta il suo valore nella normalità dei giorni che sono scorsi troppo lenti per il battito del suo cuore.
Ma gli occhi non sorridono ancora, gli occhi sono l’ultimo baluardo della tristezza che se ne va, come le maniglie dell’amore nella dieta, mentre ti accorgi d’un tratto che tutto ciò a cui ti sei abituata non era la tua vita e che nel tuo sangue scorreva una linfa unica a cui forse pensavi di poter dare un valore materiale, avvolgendola con un sorriso.
Ma non c’è mercato capace di dare un prezzo al tuo “sé”, e sai bene che una donna da comprare non vale la spesa.
Mentre erroneamente pensi che sia il momento di reinventarti, ti trovi su quel vagone in viaggio nei tunnel della città, portata lì dal tuo rifiorire quotidiano a cui, da una vita, non avevi più dato ascolto.
Immagina ciò che desideri, metti i tuoi desideri davanti ad ogni cosa, e quando anche i tuoi occhi sorrideranno avrai fatto di questo mondo un posto migliore, la più grande eredità che un uomo possa lasciare ai suoi figli.