Queste sere posso fare alcuni passi, con le mie scarpette che sono le uniche che riesco a mettere perché piegarmi per allacciarle è troppo per adesso, con la schiena che sembra che se ne frega di dove va ed un occhio sull’orologio perché alle 22 i miei respiri diventano infetti ed illegali.
Siamo soli in queste sere nelle vie buie e fredde che anche gli airpad non riescono a scaldare, in un silenzio che parla più di mille persone che non hanno più parole, e come in un film di fantasia mi sembra di sentire le voci che attraversano dolcemente le pareti delle case davanti alle quali passo con le mie scarpe ormai piene di sassi, che già non è difficile abbastanza andare avanti.
E sento queste voci come se fossero lì davanti a me, voci che chiedono come finirà e quelle facce piene delle rughe di chi dorme male la notte, ed i cuori che sbattono e le lacrime agli occhi. Quelle voci che accettano il silenzio che gli hanno imposto, con le orecchie piene di elastici, ed il portafoglio sempre più pieno di niente.
Passano alcune persone a testa bassa, i colori sono più freddi dell’aria che taglia la pelle, ed il silenzio non è mai stato così forte, nemmeno le foglie che strisciano col vento sull’asfalto fanno rumore, ed io che cerco di mettere la colonna sonora a questo film muto angosciante, ma la mente, invece di vivere adesso, torna ai passi più forti e sicuri di qualche anno fa dove riconoscere in mezzo alla nebbia chi aveva bisogno di me era stato un attimo.
Perché ieri battevano i cuori davvero, perché ieri eri libero di ridere e di piangere, perché ieri le tue lacrime e i tuoi sorrisi li potevi raccontare a chi volevi.
Qualche luce un po’ più in là, blu, lampeggiante, freddissima, che la terra è sparsa sulla strada dove non passa più nessuno, e giocano sui muretti i gatti che mentre ti avvicini con le tasche piene di chiavi ti guardano e si chiedono perché cammino così rigido, come se nella mia giacca ci fosse la scopa della cucina.
Dio come siamo soli questa sera senza libertà, come siamo soli davanti a tutti i gatti del paese che corrono felici ad invadere i territori altrui, ma cosa abbiamo fatto per meritare di rimanere soli con i nostri passi incerti mossi da gambe deboli che hanno bisogno di tempo per tornare come prima?
E più di così la musica che non si alza, e gli occhi che cercano un’anima viva che non ha nemmeno più un cane da portare per la via, e mi chiedo cosa facciano tutti soli in casa in mezzo ad altri soli come loro, a vedere la tombola della morte che la TV canta coi suoi numeri a tutte le ore.
Siamo soli sta sera senza libertà, soli davanti al ricordo di te, soli in attesa che arrivi l’ora illegale, soli consapevolmente arresi ai governanti di morte, soli mentre le note arrivano nelle orecchie per commuoverti e spostare i sassi dentro le scarpe troppo basse per il freddo che fa e le tasche in cui ho messo tutto quello che potrebbe servire per un viaggio in un mondo che sembra immerso nello spazio profondo, con una costellazione di stelle impaurite che non brillano più, rinchiuse nelle loro galassie, in attesa che Dio rimetta a posto tutto.
La musica può essere magica, più la musica più alta e più ti fa sentire cosa sta intorno a te, ma in queste serate non si sente quasi niente… proprio niente.
Anzi no, qualcosa si sente, si sente battere, battere forte, ma… oggi battono i denti, ieri si sentivano battere i cuori (che oggi non battono più).