Se io fossi il Presidente, col potere tra le mani, sarei pronto a bacchettare, questi stupidi italiani.
Dopo mesi di rinunce, emergenze e di ricatti, continuiamo a far vedere quanto siamo mentecatti.
Per il gioco del pallone, fatto in terra di Sua Altezza, siamo pronti a fare finta, che la merda sia dolcezza, e se in fondo lo sappiamo che i soprusi vanno avanti, siamo scesi nelle piazze come tanti deficienti.
Se io fossi il Presidente, di sto Stato cimitero, vi assicuro mei italiani, io mi incazzerei davvero. Non mi spiego in alcun modo tutta questa tolleranza, mentre è in corso la diretta, di una tragica mattanza.
Dove sono gli sceriffi, dei palazzi regionali, che hanno fatto le minacce su tutti i telegiornali? E cosa fanno gli scienziati, nuovo ordine santone, che hanno fatto pappa e ciccia per sparare la pozione?
Hanno preso i pennarelli, nuovo modo di governare, hanno messo le barriere ed il giornale lì a commentare, e se l’Italia è stata grande, da sempre nella storia, da quando è nato questo euro, abbiamo perso la memoria.
Sono qui che faccio i conti, con un branco di pidocchi, che vorrebbe ogni volta che l’italiano si inginocchi, come un popolo qualunque, senza storia e senza fede, governato così male, che il futuro è il marciapiede.
Un governo di incapaci, ha sbagliato ogni cosa, e la gente che si indigna, se la dose è una sola, hanno detto ogni menzogna, han promesso dei miliardi, poi han detto che più Europa verrà presto a ritirarli.
E’ l’Italia che non cammina, l’Italia dei pecoroni, che in una Roma di Suburra, accetta 500 condizioni, fatte solo per rubare, senza mai un pentimento, mentre la Costituzione è morta in Parlamento.
Ogni mezzo è concesso, è qui che viene il bello, con la piuma sul cappello, vengono a suonarti il campanello, e mentre tu ti stai chiedendo dove stia la verità, ci han divisi con un muro, …figli di nessuno e figli di papà.
Ma è inutile sto pianto, siamo proprio degli inetti, lasciamo liberi i politici, e sono loro i veri infetti, con le lingue biforcute e la Tele che ci abbaglia, ci costringono da sempre come un asino che raglia.
E non posso più accettare che persone nominate, distruggano una Italia che da sempre le accudite, che da uno stadio di espedienti son finiti in auto blu, ora pensano che nessuno li possa buttar giù.
Han già detto che è emergenza, che ci dobbiamo preparare, io vi dico che a sto punto ci dovete liberare, non lo dico con la rabbia e nemmeno con la disperazione, ma ringraziate che da italiano, uso sempre la ragione.
Sono nato per soffrire, ma non dite che son pazzo, brutta classe dirigente che non vale proprio un cazzo. E’ per le perle dell’Italia date a voi porci traditori, che tentate di sbranarci come disse il Redentore.
Il circo ormai è finito, il rigore è parato, ora scatta il vostro piano da tempo preparato, e l’inetto delle piazze, seduto sul sofà, lo prenderei a calci in culo, perché pretenda libertà.
Libertà di andare a scuola, libertà di lavorare, libertà di avere un figlio, libertà di farsi curare.
Libertà di guardare avanti, libertà di opinione, altro che scimmia sui balconi a cantare una canzone.
E se adesso non è tempo, sono certo che verrà, sarò figlio di nessuno, ma l’Italia rinascerà, con i fiori e con le piazze, con gli eroi e i navigatori, ed insieme a tutti i santi scoveremo i traditori.
Ve lo dico con orgoglio, per voi non ci sarà perdono, perché i figli di nessuno vanno avanti come sono.