Il pianeta al verde

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Mi piace molto questa rivoluzione ecologica, ma ho idea che costi troppo, perché non so come essere più al verde di così, con le tasche vuote.

E bello il verde, il colore della natura, il colore a cui pensiamo per immaginare qualcosa che faccia bene, che sia salutare, a cui l’uomo non ha messo mano.

Quale cosa ammantata di verde potrà sembrarci maligna, venefica, inumana?

Quale uomo normale potrebbe attribuire al colore verde un significato negativo, se nel sentire comune rappresenta l’abbondanza e il fluire costante di tutto ciò che arriva a noi da madre terra?

Nessuno potrà in quest’opera nefasta, ma qualcuno riuscirà sempre a sfruttare l’espressione feconda del verde per ricoprire ciò che buono non è mai stato, come una carta splendente che avvolge quel regalo che a Natale non è piaciuto a nessuno.

E forse la futura ecologia sarà mettere tutti al verde, o forse no, forse solo quelli che nella fossa verde hanno già un piede, mentre l’altro cerca di resistere.

Ciò che deve piacere prende colore verde, ciò che deve colpire duro ha sfondo verde, emozioni verdi, ricordi verdi, montagne verdi. Tutto quello che deve apparire bello e buono, senza necessariamente esserlo, è verde e naturale, petaloso e floreale, e tu sei green nel cuore mentre la testa non si pone la domanda giusta al momento giusto.

Green cosa?

E giri green, cammini green, canti green, accarezzi green…, aliti liberamente green, con in tasca con quel lasciapassare green di civiltà moderna, che ha rimesso in piedi quel muro che divideva la vecchia città distrutta dalle bombe e dalle ideologie, una fila alta di mattoni poi crollati e che divideva i fratelli in due metà: qui i figli di puttana e lì i figli di papà.

Un verde nuovo, un verde che nemmeno ricordiamo essere mai esistito, il verde che i bambini sapevano dei piselli e dei marziani, quel verde che, dove c’era, ora c’è una città “a” “a”, ma che con sforzi indicibili di chi poco possiede, ora dobbiamo rivoluzionare, mentre il mondo si spacca, i fratelli si odiano, ed in nome del verde chimico tutto andrà male.

Perché ci dicono esserci scarsità, perché ci dicono che il male ci vuole bene, perché ci dicono che siamo in troppi, perché ci raccontano che non siamo riconoscenti mentre non crediamo che le mani screpolate della nonna che ci preparava pane burro e marmellata, possano essere sostituite dai furgoni lucidi della multinazionale che caricano le verdi batterie con lo Spirito Santo.

Già, siamo immoralmente irriconoscenti, totalmente incapaci di amare quel demonio incartato da buon padre di famiglia, tappezzato con quel bellissimo color verde che i medici usano per nascondere all’occhio il rosso del sangue.

Già, il verde è proprio un colore potente: nasconde, innocente, i misfatti di chi usa la tavolozza a proprio piacemento, purifica naturalmente ciò che gli occhi potrebbero ben vedere creando disgusto e disapprovazione, e, se lo tieni in tasca, ti dà quei super poteri con cui infierire sui tuoi fratelli, fino a quando, dall’alto, diranno che andrà di moda un altro colore.

E il muro crollerà di nuovo.

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