Figli di Marte e figli di nessuno

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Tito Livio scrisse che i romani erano “figli di Marte” per la profonda conoscenza dell’arte della guerra. I legionari, bene armati e bene addestrati, erano così esperti negli eventi bellici da non perdere la testa quando il gioco si faceva duro, ed erano uomini capaci di iniziativa individuale, ma sempre attenti alla collettività.

Il bone vir, il buon uomo romano, ha avuto la sua evoluzione da cittadino in armi a soldato professionista mentre la Repubblica e l’Impero si espandevano, e mai nell’antichità uno Stato ha sviluppato una forza armata capace di trasformare così efficacemente i territori in cui avanzava.

Le legioni sono state Roma, Roma è stata le sue legioni.

La forza dell’esercito romano stava proprio nella sua capacità di imparare continuamente facendo esperienza, sia che si trattasse di colonizzare un territorio, sia che si trattasse di recuperare il morale dopo una battaglia persa.

Questi uomini coraggiosi avevano i loro riti di fronte agli avversari. Prima della battaglia restavano in assoluto silenzio, battendo ritmicamente le spade sugli scudi. Ben altra usanza che la moderna genuflessione solidale, perché era terrorizzante, perfettamente sincronizzata, come un solo uomo vibrasse quei colpi.

Niente grida, niente proclami, ma solo il fragore ritmico delle spade sugli scudi (oggi lo fa la polizia antisommossa), mentre avanzavano contro i nemici.

Il tacere aveva lo scopo di dimostrare al nemico che le sue minacce non intimorivano nessuno, e quest’ordine e disciplina destabilizzavano chiunque dovesse affrontarli.

Ed ecco, nel momento giusto, ormai prossimi al nemico, il fatidico urlo di battaglia, scelto dal comandante per quel giorno e per quella occasione, di cui mi piace ricordare per il significato attuale

Ad augusta per angusta! (A grandi mete per anguste vie)

Le fatiche per la vittoria.

ed anche

Honos et Virtus! (Onore e virtù!)

Grido di battaglia ai tempi di Augusto.

Ed allora che sia l’esempio dei forti a guidare le nostre menti, che siano sempre pronte a pensare la strategia più adeguata per combattere i nemici che via via la vita ci porrà davanti, ricordandoci come, mostrarsi sicuri di sé e pensare al bene collettivo abbia sempre portato grandi risultati.

Rifiutiamo i modelli dove va avanti chi non merita e chi non è pronto a sacrificare niente, allontaniamo da noi ciò che disonora ciò che rappresentiamo, perché non vi siano figli di nessuno a dettare regole.

E’ il momento delle nostre battaglie, siamo tanti, e col nostro silenzio possiamo terrorizzare il nemico.

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