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Scusandoli li metteremmo nelle condizioni di fare altri danni

Scusarli di cosa? Di aver avvelenato l’erba verde nei prati? Di aver nutrito i nostri figli con i demoni della menzogna? E quando li avremo scusati senza chiedere loro di rimediare, non sarà come se avessero ammesso di aver rubato senza aver restituito il maltolto? Ma c’è un limite delle azioni oltre il quale non si deve più perdonare? Io ho paura che nessuno conosca quel limite, e che quand’anche ci fosse noi saremmo capaci di elevarlo sempre oltre il tollerabile. Ed allora il problema diventa talmente grosso che, l’incapacità di affrontarlo, ci porterà a far finta che non esista, e le finte scuse ci sembreranno un colpo di spugna sufficiente, con il teatrino degli scarica barile che avrà già iniziato il suo corso. Ma non c’è scusa, non c’è perdono, perché oggi non siamo davanti all’ignoto improvvisamente palesatosi, ma al cospetto di un ignoto che si sapeva tale, ma...
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Adesso basta vaccate

Un imprenditore non può non sapere. Un imprenditore non può non prevenire. Un imprenditore non può non rispondere. Ma un imprenditore può vedere altri fare qualsiasi vaccata senza mai essere responsabili di niente. Io sono un imprenditore, faccio parte di coloro che, secondo i luciferi di palazzo, non pagano le tasse, sfruttano le persone al punto da rendere conveniente farsi mantenere sul divano, vivono al di sopra delle proprie possibilità, non hanno principi sani, e passano sopra la vita delle persone per fare soldi. Eppure vedo tanti lutti per le vaccate che solo quei luciferi fanno su programmazione, non per errore, per volontà ferrea di arrecare danno, senza il minimo ritegno, solo attenti a non smentire il senso delle schifezze che hanno fatto fino a ieri e mi sorge spontanea una domanda: ma potrebbe un imprenditore, o un ex libero cittadino, commettere tali e tanti errori senza essere condotto di...
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Quei ricordi che vorremmo cancellare

Quel granello di sabbia in un occhio che ci tormenta sempre come l’amore più grande che non possiamo scordare. Eppure vorremmo dimenticare tante cose: come sarebbe più semplice la vita se ci fosse un bottoncino da schiacciare per far sparire i ricordi che non vogliamo più. Ricordi belli, ricordi brutti, alla fine siamo ciò che ricordiamo, inconsapevolmente sempre ad ascoltare ciò che sarebbe bello fare e non fare, per ciò che prende forma con quelle alucce sulle spalle che ti urlano siiiiii…. nooooo! E così anche un dolore non fa poi così male al ricordo di tutti i pesi portati in passato, ed ogni cosa va condita col profumo dei pensieri che tolgono il sonno delle notti passate a guardare il soffitto, perché sono i ricordi che tolgono il sonno con i rimpianti che ti assalgono e ti stringono la gola. Quel nodo delle cose buone di una volta, l’odore...
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O è vera una cosa, o è vero il suo contrario

Sono tristissimo, sono tanto addolorato nel leggere tutto ciò che scorre su queste marmoree bacheche in cui ogni parola deve passare dalla cruna dell’ago del padrone. Ciò che prima era sempre vero, ora non è mai vero, ciò che era la causa, oggi non deve mai essere la causa, ma la triste conta continua, prima sempre correlata, ora mai. Sono persone quelle che contiamo, e per la terra che per loro spero lieve non fa differenza il perché i corvi neri gracchiano, ma ciò che rende triste tutta questa assurda roulette è che nessuno esca dal gioco e prenda in mano la situazione, come un essere umano dotato di cuore e cervello farebbe. E’ evidente che il disco di vinile memoria sia rotto, è incredibilmente chiaro che tutto nasconda, molto male, una volgarissima campagna commerciale che non risparmia colpi bassi per chi non voglia abboccare all’amo. Ma chi può credere...
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Finché tutti non saranno liberi, nessuno sarà libero

Per quelli che credono che essere liberi significhi solo rompere le proprie catene, senza lottare perché vi sia un mondo che rispetti e valorizzi la libertà degli altri, per quei degenerati che proclamano ad alta voce la libertà di pensiero e augurano la morte a chi non la pensa come loro, per quelli disattenti che i media fanno odiare le persone oppresse e amare gli oppressori, per quei disgraziati che confondono la libertà di poter fare i loro sporchi comodi, con il diritto di fare ciò che dovrebbero fare. Per tutti questi, e tanti altri che qui non oso nemmeno citare, che non sanno che un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo, punto il mio dito verso coloro che siedono sulla loro schiena, soffocandoli, costringendoli a portarli, perché se ne avvedano. E mentre io mi cimento in questa ardua prova, vedo il carnefice intento a convincerli che...
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Un giorno di vita è sempre vita

Quando comincia a finire una vita? Il giorno che stiamo zitti davanti alle cose che contano e viviamo solo per prendere tempo che poi non utilizziamo per fare niente. Ed allora la paura la fa da padrona, e con la paura la ricerca della formula magica di lunga vita, perché si possa percorrere la via facile verso l’oblio. Eppure è la scarsità che da valore a tutte le cose di questa vita, compresa la vita stessa che vale tutto perché ha un fine. Ricordo una mattina una splendente macchia rossa in mezzo ai sassi, ed incuriosito dal colore incredibilmente acceso, osservo un vasetto con una piccolissima pianta piena di spine da cui spunta un bellissimo fiore che è nato solo per strapparmi quel sorriso quella mattina. In un attimo, tutto soddisfatto per ciò che vedevo nel mio giardino di sole spine, scatto una fotografia veloce, poi avrò tempo per farne...
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Cosa sono io davvero? E voi chi siete?

Che cosa faccio di spontaneo, che cosa faccio di ciò che desidero veramente? Me lo chiedo spesso, molto spesso, così spesso da non avere il tempo per darmi la risposta che conosco già e non voglio sentire. E allora cosa serve pianificare, programmare, cercare di controllare un destino che dipende da un passato che poi non è ciò di cui io sono fatto veramente? Quale delle mie menti ha ragione e mi spinge verso quello che solo chi ha ancora immaginazione può vedere e comprendere, mentre ogni giorno combatto con il bravo bambino che mi hanno insegnato ad essere e che deve avere paura dei giudizi degli altri, che deve fare “come tutti”. Così soffro perché non mi sento realizzato in ciò che altri chiamano successo, mi sento deluso ogni volta che incontro chi avrebbe la possibilità di migliorarmi e poi scopro che piaceva solo agli altri. Ed è proprio...
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L’ape non perde tempo a spiegare alla mosca che il nettare è più buono della merda

Un’antichissima leggenda scritta su un papiro egizio racconta che quando il dio Sole, Ra, piangeva d’amore, le sue lacrime cadendo a terra si trasformavano in miele. Fu così che le api costruirono la loro dimora, piena di fiori di ogni genere, tutto grazie alle lacrime di Ra. Il miele è da sempre, e universalmente, parola evocatrice di dolcezza, fortemente legata all’amore, così che nell’indiano Rig Veda, il più antico testo religioso del mondo, il termine “madhu” significa sia “miele” che “donna”. E, restando in India, il potentissimo dio indiano dell’amore Kama, è armato di un arco magico la cui corda è costituita da api, mentre da noi le frecce di Cupido, per fare effetto, dovevano essere prima immerse nel miele. In inglese l’innamorato si rivolge alla sua bella chiamandola “honey“, miele, e non era raro per i miei nonni chiamare la amata “boccuccia di miele“. E vai con la luna...
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Ancora più… bella

Ti ho già detto che sei bella, delle tue convenienti proporzioni delle parti e dei colori, della porta aperta del tuo cuore passando per quegli occhi lucidi. E ti ho già detto che sei bella perché sei ciò che attorno a noi rimane da guardare per essere felici in un mondo di domande, e ci costringi a sguardi fugaci perché ciò che sfiorisce lascia spazio solo a ciò che non si vede. Ed è per te che le zucche diventano carrozze, ed è per te che il topolino si fa destriero, ed è per te che le favole le scrivono coi Principi che non sanno chi baciare, ed è per te che gli specchi rivelano alle streghe e gli uccellini cantano in coro. Ed allora si è già scritto che sei bella, solo con il ricordo di quanto il sole faccia fiorire un tuo sorriso che niente e nessuno potrà...
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Che cosa avrei scelto per i miei bambini?

Con che cuore scrivere dei papà, del papà che sono, o forse non sono, in un mondo che il papà lo festeggia, o forse no? Ho pensato mille volte a perché un giorno volasti per un attimo su questa terra e poi mi lasciasti qui, ma oggi che vedo quali nubi l’orizzonte ci prospetta, mi chiedo se in quel mondo in cui il Padre apre gli occhi ai bambini non ci fosse già scritto tutto e ad ogni angioletto fosse stata lasciata la libertà di decidere se fare, oppure no, questo cammino. Ed allora sono qui in un giorno in cui a me nessuno farà gli auguri, e magari comprendo chi si può sentire diverso perché padre non lo potrà essere mai, perché lo ha scelto, o perché è nato così. L’uomo che può accettare di non poter procreare, ed anche di non poter più accarezzare il figlio che è...
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Anche agli dei piace scherzare

Viaggiavo con la mia macchinina che sembra trasportata dai sogni di bambino, quella che schiacci un bottone e fai i viaggi nella fantasia, ed andavo incontro al profilo luminoso di una città così vuota ultimamente. Gli splendori finti che lasciano freddi, ammutoliti, in code di auto che viaggiano verso dove non si sa, e la città da bere in cui gli dei sanguinano. E allora ho bisogno di sentire una voce vicina, di portare lo sguardo a fuoco su un futuro in cui non si parlerà più di niente che non sia vita, un domani in cui, ovunque andrò, troverò sempre il sole, la luna e stelle, troverò sogni e presagi, e converserò con gli dei. E la mia macchinina correva con i suoi fanaloni rivestiti di nero, pronta a lasciare l’asfalto per buttarsi ad inseguire quegli dei con i loro difetti, quelli che ci invidiano perché siamo mortali, perché...
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Da dove siamo nati? Dall’amore.

Un giorno a scuola, con in mano quei contenitori che vedi nei film dove dopo un po’ tutto esplode in una nuvola di fumo che annerisce le facce e sconvolge i capelli, studiavo le affinità elettive in chimica. Alcuni composti chimici legati a un altro elemento, in presenza di un terzo tendono a lasciare il primo legame per andare a comporne uno nuovo. Un tradimento? No, questione di affinità più grande che sgretola la vecchia coppia. Poi, passato il tempo della scuola, ho visto molte persone al posto del primo elemento chimico, testare in amore il rapporto instaurato dall’affinità elettiva. Vivevano in completa sintonia di coppia, sia nel corpo sia nell’anima. Eletti a stare bene insieme, non si sa da chi, non si sa per quanto. Ma le elezioni e gli eletti sono così, non si sa mai a cosa portano, e di solito fanno vivere momenti intensi e con...
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